Chi Siamo

Dalla topografia disegnata a quella calcolata

A disposizione dei topografi degli anni ’70 vi erano strumenti di tipo ottico-meccanico, quali teodoliti e tacheometri, livelli, fettucce metriche, stadie. Ma anche giroscopi, ed altri speciali apparati come i collimatori solari, di volta in volta potevano essere utilizzati per lavori speciali. Ricordiamo ad esempio il tracciamento in galleria, o il calcolo di un azimut assoluto attraverso le osservazioni al sole…

Anche gli strumenti degli anni ’80 non andavano oltre il classico tacheometro con stadia. I più fortunati potevano permettersi di usare i primi distanziometri, di norma collocati sopra al cannocchiale dei teodolite o dei tacheometro, attraverso un apposito sistema che ne permetteva la calibrazione e l’allineamento con l’asse ottico dello strumento.

“La curiosità e la voglia di riuscire erano grandi ed irrefrenabili” , ricorda Adriano Angelini, la cui esperienza professionale ricalca passo per passo l’evoluzione della topografia.
“Iniziai la mia attività con il Geom. Maurizio Filacchioni, che possedeva uno stupendo tacheometro ZEISS di Jena. Sotto la sua supervisione avviai le mie prime operazioni di rilievo, di calcolo (tutto rigorosamente a mano riempiendo fogli e fogli di carta di calcoli e coordinate), di restituzione e di picchettamento (per squadri ed allineamenti tutti rigorosamente eseguiti con il tacheometro e la fettuccia metallica, rigorosamente di marca MABO, avendo gi sperimentato che l’uso della stadia poteva comportare anche errori dell’ordine dei 10 – 20cm).

Ricordo ancora con emozione il picchettamento dei mio primo lotto e la mia immensa soddisfazione nel vederlo definito e recintato. Avevo stabilito un diritto di proprietà.

Venne poi il mio primo frazionamento. Tutto andò bene fin quando dovetti trasferire le misure rilevate in campagna sull’elaborato di frazionamento. Fui così costretto a peregrinare negli uffici catastali per ordinare l’estratto di mappa e farmi spiegare dall’indimenticabile Geom.

Capo Aldo Gasparrini le modalit di esecuzione, gli allineamenti, le quote, le compensazioni metriche e di superficie, la normativa catastale ecc… Mi disse che, malgrado l’impegno, per potersi definire topografi erano necessari almeno dieci anni di lavoro e di esperienza. Là per là non volli credergli, ma oggi posso dire che aveva ragione.”
“Incontrai quindi il Geom. Marcello Ciampi” – prosegue Angelini – Il quale aveva a disposizione, oltre al tacheometro FENNEL & CASSELL, due indimenticabili canneggiatori: Zomaro e Maestri. Erano assolutamente inseparabili, perch il primo sapeva tenere lo zero della fettuccia e il secondo, oltre a saperla leggere, ricordava le misure tra vertici di poligonale a distanza di giorni: una virt fondamentale in un’epoca in cui il mondo digitale delle total station era solo un sogno.

In seguito ebbi l’immensa fortuna di frequentare lo Studio Tecnico Topografico dei Geom. Bruno Barletta. Questi mi accolse come un figlio e mi spiegò le metodologie dei rilievo. Inizi insegnandomi come controllare la chiusura angolare di una poligonale direttamente in campagna. Lo fece con l’ausilio di un goniometro e di un righello, i quali simulavano rispettivamente il tacheometro e la fettuccia ( ..sei sul picchetto di stazione “A” e leggi una direzione angolare verso il picchetto di stazione successiva ‘W” di 0’00’00″… quando fai stazione sul picchetto ‘Y’ verso il picchetto ‘W’ devi impostare il reciproco, e cio 200’00’00”, e cos via…).

Fu come accendere una luce in una stanza buia. Esclamai: “E’ tutto qui!!!” Improvvisamente iniziai a vedere un mondo nuovo. Per me fu come spalancare la finestra sul mondo topografico. Andai in campagna ed applicai immediatamente quanto avevo appreso e, con grande soddisfazione, chiusi angolarmente la mia prima poligonale con uno scarto di pochi secondi centesimali.”

Dalla carta manuale a quella numerica

Uno dei passaggi epocali per la storia della topografia, e della cartografia in generale, fu la diffusione degli strumenti di calcolo: non più tavole logaritmiche e regoli calcolatori, ma calcolatrici. Si passò dalla restituzione dei rilievi topografici realizzata, per lo più, con enormi goniometri di carta, alla restituzione numerica per coordinate; queste, seppur calcolate e trascritte manualmente su infiniti fogli di carta, erano comunque facilmente deducibili pigiando pochi tasti in maniera sequenziale…

Il rilievo eseguito per coordinate polari veniva trasformato in coordinate cartesiane mediante un calcolatore Olivetti Programma 101 a schede magnetiche.

Con lo stesso si procedeva a calcolare gli angoli e le distanze per realizzare l’apposizione sul terreno dei picchetti di un confine o di un’opera d’arte, stante la biunivocità tra le coordinate cartesiane e le coordinate polari.

All’epoca, attraverso pochi programmi di geometria analitica, o attraverso la propagazione di angoli e distanze, venivano ~ determinate le coordinate dei punti notevoli del progetto o dei lotto di terreno.

La dotazione dei topografo evoluto, in possesso di uno dei primi calcolatori dell’epoca, passava attraverso l’uso di pochi e selezionati programmi, quali:
– programmi per il calcolo delle poligonali, che in genere permettevano più fasi di elaborazione, dalla compensazione finale al calcolo delle coordinate;
– programmi di topografia tradizionale, che andavano dalla riduzione delle misure celerimetriche al calcolo della intersezione inversa, anche detto problema di Snellius-Pothenot;
– programmi di geometria analitica, che agevolmente potevano supportare operazioni di calcolo come, punti in linea, punti a squadro intersezione di due rette, calcolo dei parametri di una circonferenza, calcolo di una circonferenza passante per tre punti intersezione di due circonferenze.

Oltre allo sviluppo numerico in coordinate delle operazioni usuali di un topografo del-l’epoca, si incominciavano a risolvere per mezzo dei calcolo numerico anche tutte quelle problematiche legate alla gestione dei cantieri e dell’ingegneria civile, come il calcolo delle livellette di una strada, il calcolo dei volumi di scavo, etc… “Quello dei Geom. Barletta” – rammenta Adriano Angelini – “era uno dei più grandi studi di topografia di Roma.

Attrezzato e frequentato da numerosi giovani colleghi, era una vera scuola di avviamento alla professione. Il lavoro non mancava. Si spaziava dal rilievo e dalla progettazione di lottizzazioni regolari al rilievo topografico dei territorio sul quale si dovevano realizzare strade e autostrade, trasformando poi il progetto in una serie infinita di coordinate topografiche.

Queste andavano poi materializzate sul terreno nelle lunghe campagne di picchettamento dell’opera d’arte civile. Topografia a 360 gradi, insomma. La mia prima attrezzatura professionale trov spazio in casa di mia nonna materna Caterina. Oltre al tavolo da disegno, comprendeva una calcolatrice tascabile HP 25 con funzioni trigonometriche, una lastra parametratrice in acciaio invar per posizionare i reper dei parametri sui fogli per il disegno (in genere cartoncini o fogli di astralon indeformabile), una quadrotta per il posizionamento delle coordinate, un righello compensatore con asta inclinabile e nonio, per la lettura delle coordinate degli spigoli di fabbricati, triplici di confini ecc… desunti dalle mappe catastali di impianto talvolta con parametri leggermente deformati.

Solo pi tardi venne l’era del primo computer tascabile programmabile HP 65 che, mediante piccole schede magnetiche, permetteva di memorizzare i programmi di trigonometria e di geometria analitica, ma non i dati, che dovevano essere trascritti rigorosamente a mano.” Pian piano trasferii quanto insegnatomi dal Geom. Barletta a neodiplomati contagiando loro la passione per la topografia, tanto che oggi tutti i miei allievi sono rimasti a lavorare in questo settore:

Augusto Mancinelli, Massimo Andreucci, Roberto Maestri, Domenico Santarsiero, Ciro Sugameli, ed altri.

Confrontarsi con l’innovazione non era per scevro da inconvenienti e sorprese.

Angelini rammenta, in particolare, un episodio verificatosi nel 1975. “A quei tempi il tracciamento dei confini e delle opere d’arte non veniva pi eseguito per allineamenti, bens per coordinate polari (angoli e distanze). Ma il mio primo tracciamento per coordinate polari non ebbe immediata fortuna.

Una volta messo in stazione il tacheometro iniziai il tracciamento, e dopo l’apposizione di alcuni picchetti mi accorsi che c’era qualcosa che non andava. Gli allineamenti erano spezzati, le curve assumevano forme imprecisate.

Se puntavo il tacheometro pi volte su uno spigolo di fabbricato ottenevo valori sempre diversi. Da inesperto, pensai ad un guasto e, con l’intenzione di ripararlo, lo portai immediatamente dal capo di un’officina meccanica di precisione esperta di strumenti topografici. Questi mi chiese quale problema avessi riscontrato e, dopo avermi ascoltato attentamente, aprì il contenitore e prese il tacheometro con la mano destra. Con la sinistra gir la grande vite che rendeva solidale l’alidada alla base. Poi rimise il tutto nel contenitore e mi augurò buon lavoro senza nulla pretendere. Feci, sì, una gran figuraccia, ma anche un gran respiro di sollievo. Il giorno dopo ripresi il tracciamento per angoli e distanze, e sia gli allineamenti sia le curve vennero tracciate da un unico punto di poligonale, con grande stupore dei mio canneggiatore Maestri il quale, pur conoscendo molti geometri, mi chiese di prendere a studio suo figlio, che si sarebbe diplomato di lì a poco.

In quella occasione compresi che il mio entusiasmo e la mia passione avrebbero potuto far proseliti nel campo della specializzazione topografica.”

La svolta professionale

Essere competitivi nel mercato del lavoro, a solo pochi anni prima, teodolite e distanziometro erano indispensabili per diminuire le ore di rilievo e, contemporaneamente, aumentare la precisione. Chi voleva lavorare efficacemente nel settore della topografia si trovava di fronte ad un bivio: assecondare la modernità, affrontandone i rilevanti costi, nonchè i relativi rischi, o rimanere ai margini della professione.

Il team

Avatar Adriano

Adriano Angelini

Direttore Tecnico Fondatore

Avatar Simone

Simone Angelini

Amministratore unico Rilievi e Catasto

Avatar Dario

Dario Angelini

ingegnere tecnico rilievi laser scanner

30d0ec04-8f63-49b6-aae7-561e2cec6d1f

Monica Manzi

Segretaria

Avatar Lino

Raffaele Lemmo

disegnatore senior rilievi topografici

da2589ee-8738-4b75-8a53-0535f806e1c0

Maurizio Lemmo

DISEGNATORE SENIOR pratiche catastali

Avatar Marzio

Marzio Mataloni

disegnatore junior rilievi topografici